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La poetica di Bruno Munari artista designer
Oggigiorno la figura del designer è ancora tanto emblematica quanto misteriosa. Con l’evolversi dei secoli, infatti, numerosi sono stati i cambiamenti avvenuti nel mondo dell’arte così come in quello del design (cambiamenti che hanno spesso portato a confondere queste due discipline).
Già ai fini dell’Ottocento si è avvertita nell’artista una forte volontà di esprimere le proprie emozioni uscendo dai canoni tradizionalisti che erano stati parte integrante della pittura classica di quei tempi.
Ma è solo con l’inizio del Novecento che si può parlare di una vera e propria rivoluzione nel campo dell’arte e non solo; in questo nuovo secolo sorge una profonda volontà di rottura con il passato che trova libero sfogo nei numerosi movimenti artistici definiti con l’appellativo di avanguardie.
Fu in quegli anni d’innovazione e di espressione anticlassicista che si fondarono le basi che, in seguito, avrebbero portato il mondo industriale a una nuova rinascita e a una forte volontà di conciliare tecnica, scienza e meccanica, mirando utopisticamente alla fusione di tutte le arti e dando vita a quella che poi avrebbe rappresentato il punto di riferimento fondamentale per tutti i movimenti d’innovazione nel campo del design e dell’architettura (legati al razionalismo e al funzionalismo), facenti parte del cosiddetto movimento moderno, ovvero la scuola del Bauhaus.
Quest’ultima, partendo da un’impostazione spiccatamente sociale, mirava a creare per il popolo un’arte capace di raggiungere col minimo costo il massimo risultato estetico. In tal modo con l’ammodernarsi dell’arte e la nascita del design si ebbe nel fruitore una forte difficoltà nel distinguere un oggetto d’arte moderna da uno di design; così come il ruolo del designer venne associato o paragonato erroneamente a quello di artista.
Ma in realtà tra un’opera ‹‹d’arte›› e un oggetto di ‹‹design››, così come tra ‹‹artista›› e ‹‹designer››, c’è un’enorme differenza. Lo scopo del presente lavoro sta proprio nel voler cercare di delineare i tratti essenziali della sostanziale differenza tra queste due figure, facendo riferimento alla poetica di uno dei maggiori esponenti del design italiano, Bruno Munari, e al suo metodo progettuale (senza peraltro trascurare l’importanza della comunicazione visiva in tale ambito).
Artista e designer
Il Munari nei suoi libri espone in maniera chiara e semplice l’effettivo divario tra questi due mondi, evidenziando che una cosa è il design e un’altra è l’arte.
Il design ha una sua funzione importante nell’innovazione delle immagini degli oggetti di uso comune, mentre nell’arte (specialmente in quella storicizzata), c’è sempre una rappresentazione del mondo, una forza della rappresentazione del vero, dell’identità di una civiltà, di una cultura. Nel design c’è la creatività di una cultura che si esprime nell’oggetto per dare alla sua funzionalità anche un tratto originale.
L’artista non ha questa pretesa o questo problema: egli inventa mondi, esperienze, sensazioni, trasferisce un’emozione. In altre parole, arte e design attraverso i loro differenti ruoli sociali e professionali.
Un approccio che va dagli albori delle loro etimologie fino ai giorni nostri, spingendo tale ricerca a tentare di svelare (o perlomeno cercare di comprendere) la differenza dei loro scopi, dei loro target, delle loro funzioni e, non da meno, dei loro differenti (e ben distinti) modi di ragionare.
